Il raku Per
realizzare la tecnica raku occorre utilizzare per la lavorazione un’argilla
di tipo refrattario, ossia composta con chamotte o sabbia silicea, perchè
il manufatto possa resistere agli shock termici, sia durante il processo
di cottura che di raffreddamento. Il pezzo realizzato in argilla va fatto
asciugare lentamente, in modo che l’acqua (igroscopica) rimasta all’interno
evapori uniformemente. L’innovazione più importante rispetto
la tecnica tradizionale è che prevede una post cottura riducente anziché
ossidante: il pezzo, una volta estratto dal forno a 900-950° viene inserito
in un recipiente metallico contenente: foglie, paglia, segatura o altro materiale
infiammabile. Tale operazione innesca una combustione che viene subito soffocata
generando un’atmosfera riducente che avvolge il manufatto. Questo processo
determina, in combinazione con gli ossidi contenuti nello smalto, particolari
effetti luminosi e sfumature. La tecnica Raku
anche se molto antica risulta essere straordinariamente moderna, poiché,
nella sua semplicità, lega in modo naturale il passato al presente.
Il raku nudo
Questa tecnica a differenza
della classica cottura raku mediante l’utilizzo di cristalline e/o
smalti permette di ottenere un pezzo decorato opaco, senza rivestimento (cristallina
ed ingobbio) che perde dopo la cottura. Il rivestimento (ingobbio) è
composto da 60% di caolino e 40% quarzo. Quando il pezzo è asciutto va
ricoperto con cristallina craquelé. Sul pezzo rivestito prima di
ingobbio e poi di cristallina, si possono praticare incisioni casuali o ricercate
prima che avvenga la cottura raku, creando superfici ovattate mischiate ad effetti
di nero fumo interessanti. Il pezzo viene introdotto nel forno, tolto al
raggiungimento della temperatura e messo in riduzione in un bidone con segatura
e giornali e a questo punto comincerà a perdere il rivestimento di ingobbio/cristallina
e lo completerà con l’immersione in acqua.
Paperclay
Miscuglio di argille lavorate ed impastate con piccoli
frammenti di carta ridotta in poltiglia, che va unita alla barbottina di argilla
per circa 20-30%, secondo la leggerezza che si vuole ottenere col manufatto finito;
quest’ultimo viene decorato e cotto con classica tecnica raku. La
paperclay permette di lavorare anche pezzi molto grandi, ottenendo uno spessore
notevolmente sottile, in questo modo il pezzo risulterà particolarmente
leggero e resistente. La cellulosa presente nella composizione crea una fittissima
rete di tubicini che permette una grande resistenza anche agli shock termici subiti
durante la cottura. |